È mancato Totonno Juliano, tra le altre cose da menzione, portò Diego Armando Maradona a Napoli

Era sfinito. Un mese di trattative ed ogni volta due passi avanti ed uno indietro. Oramai anche Ferlaino si era fatto convincere da lui sulla possibilità di prendere Maradona e si era attivato con i giusti canali della politica e della finanza cittadina.

Ma la trattativa con i dirigenti del Barcellona era ancora da portare avanti. E spettava a lui farlo. E riuscirci, perché egli non considerava un diverso finale. Neanche quando l’ingegnere gli aveva porto un fogliettino con su scritti cinque nomi. “Prendiamo questi invece di Maradona” . No, niente affatto. Lui Maradona voleva prenderlo e per farlo occorreva braccare quelli del Barcellona. E lo stava facendo. Da un mese soggiornava a Barcellona, oramai.

La sera del 29 giugno, mancava solo un giorno ed oramai pochi ci credevano ancora.

Stava leggendo un giornale nella hall dell’hotel Princesa Sofia di Barcellona quando gli si avvicina un uomo. Un giornalista, un dirigente del club catalano, chissà.

《Guarda che tutti i dirigenti del Barcellona si sono stufati di Maradona e vogliono cederlo. Hanno trovato il sostituto ed é Hugo Sanchez dell’Atletico Madrid. Si oppone solo il vicepresidente Gaspart. È da lui che devi andare》.

Il mattino dopo Antonio Juliano si fece portare a Villa St. Andreu Llavineos a 130 Km da Barcellona.

Cominciava il 30 giugno.

L’ultimo giorno.

Il più lungo dell sua vita.

Parló per circa un’ ora con Gaspart nella sua residenza.

Gli confermó l’ultima offerta del Napoli: 13 miliardi. Più di quello non si sarebbe potuto fare. Gli venne una intuizione.

“Altrimenti con metà della cifra andiamo a prenderci Hugo Sanchez”.

Era un bluff. Ma perfetto per far trasalire Gaspart che in risposta gli diede appuntamento alle ore 16.00 nella sede del Barcellona.

Quando Juliano entró quelli del Barcellona gli dicono:《Dateci un milione e 230mila dollari in più e Maradona è vostro》.

Juliano sbatte i pugni sul tavolo. “Ci state prendendo in giro? L’offerta è quella, non una lira di più». Sa che non ci sarebbe neanche il tempo necessario per trovare quei soldi in più. Resiste. Tiene la schiena dritta.

I dirigenti catalani rimandano la decisione finale alle 18.00.

Il tic tac dell’orologio oscillava tra un “Si” ed un “No” e come una pallina sulla roulette attendeva solo di fermarsi.

Avete idea di quanto possa cambiare la vita di un uomo o di una moltitudine, e quanto possa mutare la sua singola Storia e quella di una intera popolazione, al decidersi di un Si oppure un No?

Avete idea di quanto possa condizionare il corso della Storia la determinazione di un Uomo?

Immaginate Antonio Juliano in quella sala d’attesa

Antonio Juliano in quel momento era tutto il popolo napoletano in una sala d’attesa tra il Si ed il No, credendo però disperatamente, fermamente, indissolubilmente nel Si.

Ore 18.00, circa. Lo chiamano. Posa la sigaretta in un posacenere oramai colmo di cicche.

《Va bene. Accettiamo》.

Juliano resta impassibile. Chiede un telefono. 《Ingegnere venga a Barcellona. È fatta!》

Ferlaino atterra a Barcellona in aereotaxi quattro ore dopo.

Nella sede del Barcellona sono tutti pronti.

Juliano porge il contratto a Ferlaino.

《È fatta. Manca solo la sua firma, ingegnere》.

Juliano aveva trasformato tutti i “No” ingoiati dai napoletani nella loro millenaria difficile storia, in un unico, dolcissimo, meraviglioso, indimenticabile, eterno “Si” .

(da: Stefano Borgna – Generazione terremoto)

A parte i 5 gol l’Inter che ha fatto? (cit.)

È incredulità soprattutto, quella di vedere un grande e caro amico ormai inerme.

Fra non molto avremmo festeggiato 50 anni di legame. Sempre amici. Da quando ti conobbi con quel cinquantino verde che usavi per sconfiggere la lontananza da casa tua al centro del paese. Poi la vespa. Poi la memorabile festa dei tuoi 18 anni. E come non ricordare quando mi insegnasti a guidare l’auto, al campo sportivo, io imbranato ed incapace. Mi vengono in mente altri innumerevoli flash: i gelati che portava tuo padre, quando tentaste di affogarmi in piscina (non sapendo che non sapevo nuotare), pranzi e cenette, cose che non si possono scrivere…

Il sonno che ci siamo divisi nello stesso letto, da una piazza e mezza, in situazioni di emergenza, a San Giorgio.

E poi la tua permanenza a Milano, il ritorno a Napoli, il matrimonio con Anna, Ermanno, la passione per il Napoli, le camminate per smaltire peso e le successive colazioni, i lutti che hanno colpito prima me e poi te.

L’anno passato, una sera di fine agosto, unici “pinguini” in piazza, a tentare di vedere una partita del Napoli, con un vento che ci tagliava in due, una connessione che non funzionava molto e l’idea di Ermanno di seguire la partita usando immagini da un telefono e audio da un’altro smartphone.

Fino a quest’anno e mai come quest’anno, siamo stati a raccontarcela fino a tarda ora, in quella piazza dove ci eravamo conosciuti, sfruttando ogni minuto a disposizione.

E poi…

Giancà, di una cosa sono certo, mi mancherai, assaje 🖤