😔 sei rimasto giovane per tutta la vita.
Capace di essere amico di tutti.
Compagno di tresette in estenuanti, infiniti pomeriggi agostani.
Mi hai voluto bene (quanto te ne ho voluto io ❤️)
Ricordo di quando volevi pianificarmi una carriera politica, di quando volevi cercarmi moglie, di quando ti commuovesti per una mia partenza e imputasti il tutto ad un problema di moscerini.
Ora sei partito tu.
E non ci siamo salutati ma il problema con questi moscerini negli occhi è venuto anche a me, te lo volevo dire.
“E sono quattro…”
“Piacere Zi Angilo”
😭
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(Non eravamo parenti, mi sarebbe piaciuto molto se lo fossimo stati.)

Una vera e propria istituzione. Angelo De Cicco, scomparso domenica 25 aprile, fra pochi giorni avrebbe compiuto 94 anni.
Fondatore nel 1959 della omonima trattoria in contrada Forlito, a San Giorgio la Molara, ha scelto una data evocativa per chiudere anzitempo la serranda e passare a miglior vita.
Era praticamente impossibile non conoscerlo sia per i sangiorgesi autoctoni, sia per coloro che -dalle zone limitrofe- in qualche modo gravitavano su San Giorgio.
Ha passato quasi una vita nei locali di un’attività nata nell’aprile 1959 e gestita, agli albori, con la moglie, scomparsa prematuramente.
Da piccolo bazar, dove le persone che abitavano nella contrada potevano trovare generi vari assortiti, l’attività di Angelo divenne una rivendita di tabacchi e quindi anche bar e trattoria.
Nel 1962 ha inizio la produzione dei prosciutti, diventati un vero e proprio marchio di fabbrica, che Zi Angelo ha curato personalmente sino a pochi anni orsono. Questi prosciutti erano ottenuti (all’inizio) da maiali di allevamento proprio, essiccati e stagionati nella “cantina tempio” della trattoria.
Pochi e selezionati erano gli eletti che avevano il privilegio di visitare questo luogo per lui quasi sacro e di ascoltare tutti i segreti ed i trucchi del mestiere.
Posizionata in un crocevia strategico, perché “di passaggio”, la trattoria è da 60 anni meta di coloro che apprezzano le tipicità enogastronomiche di un territorio che sta cercando di nobilitarsi grazie a quanto produce a chilometro zero.
Passata la mano alla nuora ed al figlio e quindi ai nipoti “Zi Angelo”, nome con il quale era universalmente conosciuto, si era ritagliato un ruolo di anfitrione che svolgeva naturalmente, perché parte del suo bagaglio di esperienza, della vita vissuta, del suo corredo genetico.
Angelo De Cicco aveva la rara capacità di essere se stesso con tutti, lo si poteva incontrare a chiacchierare con un adolescente oppure a prendere un caffè con un suo coetaneo, era totalmente intergenerazionale. Era uomo che sapeva scandagliare l’animo altrui, comprendendo sin da subito se chi aveva di fronte voleva scambiare due parole o voleva stare in silenzio, se aveva problemi e desiderava una parola di conforto o se aveva voglia di divertirsi. Ed Angelo c’era sempre: sempre con misura e grande educazione, sempre al fine di fornire la migliore accoglienza.
Soprattutto nei pomeriggi dei mesi estivi era il compagno, sempre disponibile, per interminabili partite a scopa o a tresette. E’ impossibile per chiunque, se è passato dalla trattoria “De Cicco” e si è seduto ad un tavolo per passare un poco di tempo a giocare a carte, non aver ‘smazzato” con Zi Angelo, astuto e competitivo e con il gusto della battuta e la capacità di narrare aneddoti sempre nuovi. Molte le sue frasi divenute celebri tra i giocatori, per “indirizzare” meglio le attitudini dei partner di gioco.
Consigliere comunale da metà anni sessanta a metà anni settanta, nel secondo mandato Zi Angelo ricoprì la carica di assessore all’edilizia privata.
“Angelo De Cicco -dice Nicola De Vizio, sindaco di San Giorgio la Molara- mi stupiva per la capacità di intessere rapporti con tutti. Era espressione di un grande senso di comunità. Non lesinava l’impegno quando veniva coinvolto in attività di natura sociale. Una persona estremamente affabile. Ha partecipato alla vita amministrativa, diventando un punto di riferimento per gli abitanti della sua zona, per i quali si prodigava con il massimo impegno.”
Angelo De Cicco ha rappresentato un pezzo di storia del paese e la sua scomparsa ha lasciato attonita l’intera comunità che si è stretta attorno ai familiari. Messaggi di cordoglio sono arrivati, anche sui social, da mezzo mondo, a testimonianza di quanto Zi Angelo sia riuscito a farsi apprezzare.
Nelle parole del figlio Vincenzo, della nuora Rosetta e degli amati nipoti Angelo e Lino, il testamento non scritto: “Zi Angelo, perché anche noi lo chiamavamo così -dicono gli esponenti della famiglia- ci ha insegnato la cultura del lavoro, ci ha fatto comprendere la necessità di far sentire a proprio agio i clienti, a valorizzare i prodotti della tradizione e del territorio, a cercare di non prendersi mai troppo sul serio e ad affrontare la vita con leggerezza”.

🖋️Leggo opinioni diverse ma comunque simili sulla gara “nerazzurra”.
Il filo conduttore è la compattezza, la capacità di reggere l’urto della lunghezza di un campionato, la forza di squadra degli interisti.
Beh, non si apre neppure il contraddittorio.
Però ho due certezze.
Forse, anche un poco a seguito dell’incedere del passare del tempo, utilizzo un altro spettrometro. La lunghezza d’onda di questa squadra non è tale da essere captata da coloro che sono romanticamente innamorati del gioco del calcio. Oppure che lo intendono come gamba ma con evoluzioni tecniche, tattica ma con spruzzi di fantasia, solidità ma con predisposizione anche ad un minimo di rischio. Questa Inter è premiata anche dagli episodi.
Quando apro il mio personalissimo libro dei ricordi mi viene in mente l’Olanda di Cruijff non la Germania di Beckenbauer, il Toro di Radice e non la Juve del Trap (che rispetto a questa Inter è comunque più entusiasmante), il Barcellona di Guardiola e non il Real di vari mister. La mia prima certezza è dunque che la squadra mi deve in qualche modo far vibrare le corde della passione, che in quanto tale non è detto che collimi con quelle ancora più rispettabili di tutti quelli che la pensano diversamente.
La seconda certezza sta nel potere del telecomando. Anche ieri sera, non ho guardato i nerazzurri milanesi bensì quelli della bergamasca. Non guardo quello che non mi piace.
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La storia non si scrive con i se e con i ma, però in caso di assegnazione di un calcio di rigore, per me legittimo, non so che fine avrebbe fatto la tattica di mister 12millions; penso che con molto meno tanti allenatori che conosco farebbero molto di più.
🤗

La Strega, con il punto di oggi, rispetto all’andata ha due punti in meno.
Relativizzando questo dato, il cammino non è fuori traccia. Chiaro che chi ha sperato in un posto nelle coppe europee dovrebbe portare almeno dei fiori sulla tomba di Basaglia, la cui legge gli ha evitato un soggiorno in uno di quei posti che erano strazianti.
La gara di oggi, per altro, pur tra le tante sofferenze, ci racconta di un Benevento che può anche permettersi di rinunciare ad alcuni interpreti che fino a ieri sembravano imprescindibili.
Non sarà una passeggiata da qui alla fine.
Credo che tutti lo abbiano detto in tutte le lingue del mondo.
Neppure si parte spacciati, se il campionato iniziasse oggi, anzi.
Non bisogna mai dimenticare da dove si arriva.
Non bisogna mai dimenticare le possibilità economiche.
Non bisogna mai dimenticare che ogni stagione vive di equilibri che mutano, quello che è stato l’anno passato non è detto che sarà quest’anno.
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Io questo punto lo prendo, lo santifico e me lo godo.
Io penso che si debba fare sistema con la squadra.
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Non è vero che la rosa è impermeabile.
Non è vero che i calciatori non sono a conoscenza di quella che è la narrazione (sui social e sui giornali e sulle tv) che li riguarda.
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Se c’è da soffrire, soffriamo insieme💛❤️💛

Varie sono le tattiche che arrovellano le sinapsi di tecnici, giocatori, tifosi (e quindi allenatori 😉).Dal WM in poi, credo di averne approfonditi diversi, comprese le varianti. Tra i più vituperati, perché non concede la patente di innovatore, risulta essere sparagnino, concede poco allo spettacolo (opinabile), non è glamour, è speculativo, c’è il gioco detto all’italiana. In alcune declinazioni “palla avanti e pedalare”, per i detrattori “contropiede”, per quelli che giocano col contropiede ma vogliono darsi una patente di modernità: calcio basato sulle ripartenze.Poco spettacolare, forse, perché nello storytelling predilige la fase difensiva, per nulla charmant perché non prevede la partenza del gioco dall’estremo difensore e ne manco gli interminabili (sterili) “giro palla” sulla trequarti.Non sto facendo l’elogio del modello Rocco-Trapattoniano, considero che “giocatori che hai” modulo che utilizzi.E passo a Davide Nicola.Ha ridato un senso alla difesa rendendola nuovamente arcigna, ha privilegiato le verticalizzazioni rapide, si è affidato alla dea Eupalla di breriana memoria affidando alla divinità superiore la speranza di percorrere in qualsiasi modo (anche in autostop se necessario) la via della rete.Forte del principio “primo non prenderle” il mister granata ci sta provando. Forse riuscirà nell’ennesimo miracolo, dopo quelli di Genoa, certo ha ridato una speranza.Difesa e contropiede, le gare si vincono di nuovo con una tattica vecchia ed obsoleta. Che paga quando è funzionale alla cifra tecnica dei giocatori che hai.

Credits _ Foto dal profilo facebook di Vitantonio Zaza

Spettacoli, manifestazioni, fiere, eventi, mostre, congressi.

Un settore, quello degli operatori, fatto di invisibili.

Manca la percezione dell’importanza e del valore di questo ambìto e delle ricadute, pure, che produce sui territori.

Parliamo di professionalità e di eccellenze apprezzate a livello mondiale, capaci di pensare, organizzare e gestire.

Tutti fermi e lasciati al palo.