Più che leggere commenti sto ascoltando dei rutti.

Sono per le elezioni, subito e mi auguro che finisca la parabola degli “apritori” di scatolette di tonno.

Non credo sia possibile andare oltre il peggio del peggio.

(E il non voto di oggi è la riprova: tra guerra, spread, aumento dei tassi, mancanza di gas, aumento della povertà, la scelta è stata quella di abbandonare il governo. I numeri ci sarebbero ugualmente, certo, ma quando si avvia una fase governativa come questa si va avanti assieme condividendo le scelte popolari e quelle impopolari. L’avvocato del popolo non sa neppure dove stanno di casa i cittadini.

Vergogna!

✍🏽 Non sono stati sufficienti l’onda lunga della crisi partita nel 2006, varie guerre ed infine la pandemia ed il successivo conflitto russo-ucraino a (ri)consegnarci una coscienza di paese.

Quello italiano è un popolo che sulle macerie della seconda guerra mondiale ha vissuto un boom economico, è riuscito ad uscire da un lungo e terrificante tunnel legato alla stagione del terrorismo, è sopravvissuto a varie crisi energetiche.

Ho sempre avuto la percezione di una nazione capace di essere monolite quando, all’ultimissimo secondo, con più di un piede nello strapiombo, raschiando sotto il barile, riusciva in imprese strabilianti. Si diceva della Democrazia Cristiana, falcidiata dalle correnti, di avere la forza di essere testuggine prima degli impegni importanti. E così pure nello sport, per non essere prolisso rimando alle affermazioni ai mondiali di calcio del 1982 e 2006, dove partivamo con il ruolo di comparse

Non so se sia in forza di un mio pessimismo di fondo dovuto a ragioni anagrafiche ma il colpo di reni non lo immagino neppure più, prevale un senso di abbandono.

Troppa approssimazione, troppo pressappochismo, troppa cialtroneria, a cominciare da una classe politica che sconta la pochezza della mancanza di pensiero.

La causa è una sola: è venuta meno la cultura.

La politica, l’imprenditoria, alcuni pezzi della chiesa sono profondamente ed irreparabilmente ignoranti.

✍🏽 Qualche giorno fa ho scritto un post sul tifo (per il Toro).

Allargo il campo.

Premessa: da qualche tempo mi sono riappassionato al gioco del biliardo.

A Saint Vincent si stanno disputando i campionati italiani assoluti.

Ieri ho seguito la gara di @AndreaQuarta sul web.

Oggi sono andato in un circolo a Moncalieri, con un mio amico entriamo e seduto, all’aperto, vediamo il Cannibale (così viene chiamato Andrea, pluricampionissimo).

Ecco, mi sono emozionato ❤️

Quando il tifo non ti dà queste emozioni, non ha più senso.

Spero nelle capacità di Juric ❤️

I tuoi soldi li puoi spendere come meglio ritieni, ci mancherebbe.

Quando sei presidente, di una squadra di calcio che nessuno ti ha obbligato a rilevare (per altro il Torino, che ha anche dei precisi impegni rispetto alla storia), senza aver subito costrizione alcuna, i soldi continuano ad essere sempre i tuoi e ci ri-mancherebbe, però da presidente di un team calcistico con un passato più che importante, esiste un minimo sindacale da onorare, per rispetto del blasone, della tradizione e dei tifosi.

Io, Alberto Scarino, tifoso granata da sempre, con ancora a mente, a mo’ di poesia, l’ultima formazione scudettata, sono stato defraudato della mia voglia di appassionarmi.

Al termine di una stagione per me soddisfacente, con un blocco di giocatori in grado di darmi suggestioni, nel prossimo torneo dovrò ricominciare da capo, cercando di capire con chi ho a che fare e chi debbo tifare.

Ci stanno rubando l’essenza del tifo del calcio, la capacità di appassionarsi e di aspettare la partita successiva per potere ancora tifare.

Che amarezza 😞

✍🏽 Lo scrivo mentre qualcuno pensa e dice di aver vinto: il Partito Democratico cosa e chi rappresenta?

Se avessi la possibilità di chiederlo a Letta lo inchioderei sul posto fino a che non mi risponde.

Questa semplicissima richiesta rappresenta la madre di tutti i problemi di un partito nato male e cresciuto peggio (seppure, lo debbo riconoscere, sia stato -in questi anni di crisi- l’ultimo baluardo contro le derive populiste, sovraniste e stellate).

All’indomani delle elezioni del 2018 augurai (soprattutto a me stesso) un congresso (ri) fondativo perché già allora non intravedevo vie di uscita.

Per primo va definito cosa e chi rappresenta questo partito ed a seguire con chi vuole stare. Sembrerebbe semplice invece, pare, sia difficile.

E poi la guida. Non ho amato quella di Zingaretti, troppo legata alle dinamiche ed alle liturgie romane e romano-centriche.

Non comprendo Letta, il quale -mi pare- stia cercando una linea di galleggiamento per una zattera che imbarca acqua. Le alleanze debbono concretizzarsi con soggetti con cui ci sia un minimo di identità di vedute. Con i professori parvenu cosa abbiamo da spartire?

Il muro contro il quale stiamo andando a sbattere è la Meloni ma lo spauracchio della donna (uomo) nero sta diventando anacronistico. È da 1992 che si combatte qualcuno. Letta non ti chiedo di dire qualcosa di sinistra ma semplicemente di fare qualcosa.