❗Sono un Sarrista, deluso più che ricreduto.

➡️ La mancata capacità di trasmettere il credo calcistico, una generale involuzione, la perdita del timone (che non sembra più rispondere) mi fanno riflettere.

➡️ Poi però una considerazione: questa non è la Juve di Sarri ma non è neppure la Juve per Sarri. All’uomo di Figline è stato consegnato un vascello che, nonostante una cifra tecnica altissima, fa’ acqua.

➡️Però la dea Eupalla, che sovraintende ai destini calcistici di uomini e squadre, potrebbe anche avere in serbo un cambio di rotta come quelli che ti portano alle grandi vittorie dopo aver testato le grandi delusioni (cfr Italia bearzottiana), per il momento è ancora tutto possibile.

➡️ Tutto questo fatto salvo, se sconfitta sarà avrà più padri. Nedved e Paratici hanno messo il loro gene.

E poi oggi leggevo di Van Basten e del mister più sopravvalutato degli ultimi 150 anni, Arrigo da Fusignano. La verità del cigno di Utrecht è vergata nella pietra. In campo vanno i giocatori e sono loro che vincono o perdono. Si, il mister ha un suo peso ma non decisivo.

✔️Il sogno Sarrista può tramontare ma l’oblio non sarà solo per il burbero toscano ⚽⚽⚽

❗Sarri deve certamente trovare una sintesi più efficace della fase difensiva. Gli errori individuali non sono da considerare in capo al mister.
La seconda squadra di Torino ha comunque giocato contro un Verona in palla, forte mentalmente e fisicamente.
Un inciampo può capitare.
Crocifiggere oggi Sarri è secondo me un errore.
📍E non lo dico da Sarrista.
Aspetterei fine del campionato e fine della Champions per trarre le conclusioni.
Se avrà fallito andrà a casa
Però non può essere tutto bello (primo nel girone di Champions, primo in campionato, la Coppa Italia ancora innpista) ed un secondo dopo tutto da buttare.
Un minimo di equilibrio, please ⚽⚽⚽

SANGIACOMO CHIERI: Gilardi; Parrino, Rimedio; Balan (31’ s.t. Cosola), Sollazzo, Berrone; Bechis, Olivero (8’ s.t. De Grandis), Vergnano (4’ s.t. Massera), Perrone (24’ s.t. Velardita), Veglia. 12 Catanà 13 Cannizzaro 14 Dario Romano 17 Presta 18 Bertelli. All. Enrico Migliore.
TROFARELLO: Marco Migliore; Andrea Romano, Sanarico; Patitucci (15’ s.t. Petiti), Pautasso, Macario; Rebenciuc, Fiore (32’ s.t. Giordano), Mainardi (21’ s.t. Aadoui), Zaghi (39’ s.t. Devoto), De Leo (42’ s.t. Betti). 12 Zago 14 De Nittis 15 Marzano 20 Ranieri. All. Davide Abbienti.
TERNA: Giaveno di Pinerolo (Scala di Nichelino -Mulassano di Cuneo)
RETE: 32’ De Leo
FONTANETO – Al 32’, il pallone calciato da Zaghi, come avrebbe detto Jorge Valdano, attraversava l’atmosfera viaggiando verso il territorio nemico e, nel momento in cui si avvicinava a terra, si trasformava in una lotteria, il cui biglietto vincente era stato acquistato da De Leo che, con una conclusione “sporca”, sottomisura, uccellava Gilardi.
Questa la sintesi di una gara, Sangiacomo-Trofarello, che i biancorossi di Abbienti vincevano ed
-ovviamente- i leoncini di Migliore perdevano.
Il coach trofarellese e lo si capiva subito, mirava a capitalizzare un po’ di fieno da mettere in cascina per muovere la classifica e per dare, soprattutto, nuove sicurezze alla sua squadra. Schierava una formazione di lotta e di governo. Patitucci in marcatura “a uomo” su Balan, possibile fonte di gioco dei padroni di casa. E poi andava a creare argini sulle fasce (ed in questa chiave si deve leggere la presenza di Mainardi quarto di centrocampo, tutto a sinistra in fase di non possesso), cercando di bloccare sul nascere le trame offensive di Parrino e compagni che non riuscivano a dare plasticità ad un’altra asserzione di Valdano “quando il calcio è azione, il tanto desiderato equilibrio consiste in una semplice verità lapalissiana: allargare il campo se si attacca e restringerlo se si difende”.
I chieresi, bravi -spesso- a sviluppare gioco con sovrapposizioni sulle fasce, sfruttando entrambe le catene, sia a destra che a sinistra, venivano spesso arginati sulle corsie ed andavano in sofferenza in mezzo al campo, dove i due centrocampisti (Balan ed Olivero) non riuscivano a prendere possesso degli spazi, Perrone galleggiava tra le linee senza riuscire a trarne beneficio ed il trio offensivo (Veglia-Vergnano-Bechis) era poco incisivo nella trequarti avversaria e poco votato al sacrificio in fase di non possesso.
Dopo 10’ di studio era Bechis a rompere gli indugi per il Sangiacomo con una conclusione che Migliore smanacciava con qualche difficoltà. Identica situazione quattro minuti dopo, con l’estremo biancorosso di nero vestito, costretto alla deviazione su conclusione di Veglia.
Due minuti dopo l’urlo del gol veniva strozzato nella gola dei chieresi dalla chiamata dell’arbitro per “sospettissima” posizione di fuorigioco di Perrone che concludeva in rete. I biancorossi reagivano con una conclusione di Zaghi (21’) ed andavano a segno al 32’ con De Leo.
Nella seconda frazione pochissima cronaca da annotare, se non una spingardata di Balan (18’) alla quale replicava Zaghi (28’) sfruttando un’indecisione in fase di alleggerimento di Gilardi.
I trofarellesi controllavano senza patemi sino allo scadere. I leoncini di casa non riuscivano a trovare energia e cattiveria agonistica per un tentativo di forcing finale.
Davide Abbienti era il primo a presentarsi alla stampa a fine match: “E’ stata una vittoria del gruppo -diceva il mister trofarellese- arrivavamo da un momento difficile, il nostro obiettivo era comunque quello di fare punti e muovere la classifica. Conoscendo gli avversari e sapendo della loro capacità di produrre un buon calcio, avevo pensato e siamo poi riusciti a contrastare in maniera efficace le loro fonti di gioco. La posta piena ovviamente fa grandissimo morale, oggettivamente mi sarebbe andato bene anche il pareggio, che avrei ritenuto un risultato giusto.“
Sul fronte di casa si percepiva una evidente delusione sul volto di Enrico Migliore: “Per giocare a calcio e conseguire risultati -diceva il coach dei leoncini- l’agonismo ed il temperamento sono caratteristiche fondamentali. L’approccio di oggi non è stato quello corretto. E quando ciò accade siamo tutti responsabili, io per primo che sono il mister. Le partite si “pensano” in certo modo ma bisogna avere la capacità di raddrizzarle quando non si incanalano nella direzione che vogliamo. Quando queste capacità vengono meno è ovvio che possa bastare un episodio per essere sconfitti.”

ACQUI: Bodrito; Minelli (1’st Ciberti), Cimino, Morabito, Costa; Genocchio, Rondinelli (43’st Aresca), Campazzo (19’st Manno); Zunino (14’st Bollino), Massaro, Ivaldi. 12 Rovera 13 Capizzi 15 Cavallotti 17 Toti 18 Biorcio. All. Arturo Merlo

SANGIACOMO CHIERI: Gilardi; Parrino, Rimedio; Anselmi, Romano, Berrone; Bechis, Olivero (12’ st Balan), Vergnano, Perrone (43’ st Di Gregorio), Veglia (21’ st De Grandis). 12 Catana 13 Cannizzaro 14 Sollazzo 17 Cosola 18 Velardita 19 Presta. All. Enrico MiglioreTERNA: Miletto di Bra 6 (Al Taie e Colacicco di Ivrea)
RETE: 3′ s.t.  Perrone

 “Il Sangiacomo ha meritato di vincere, quasi di stravincere, ha disputato una grande partita, presente su tutti i palloni, con più lucidità, con più cattiveria agonistica, con più idee. Sono stati bravi, hanno vinto meritatamente”. Musica e parole di Arturo Merlo, allenatore dell’Acqui.
La cronaca del match potrebbe finire qui, l’istantanea del mister termale è la sintesi perfetta della gara che il Sangiacomo si aggiudicava di misura (0-1) in quel di Acqui.
Con la coperta ancora cortissima in attacco, Chico Migliore dava sostanza e compattezza al reparto difensivo con Romano e Berrone (sempre più “prepotenti” le prestazioni del millennial) a fare da cerniera centrale, supportati sulle fasce dal neo sposo Parrino e da Rimedio, al rientro dopo un leggero infortunio.
In zona nevralgica, a corroborare gli inserimenti di un incisivo Perrone, si allineavano Olivero e Anselmi, la cui possanza muscolare diventa imprescindibile quando si palesa la necessità di fare a “sportellate”.
Dalla trequarti all’area avversaria si disponevano Bechis (inesauribile e talvolta devastante) che faceva da specchio a Veglia sulla corsia opposta, con Vergnano attore inedito nel ruolo di falso “nueve”.
Merlo, come avrebbe dichiarato ulteriormente durante le interviste, aveva subodorato l’imboscata, schierava il consueto 4-3-3 che, però, non sarebbe mai riuscito, se non in sporadiche situazioni, ad arrecare disturbo al pomeriggio ottobrino di Gilardi.
Perrone, attorno al 20’, saggiava la consistenza dell’esperto Bodrito, che respingeva la conclusione dell’incursore chierese. Ancora l’estremo di casa, protagonista questa volta in negativo quando, al 29’, cercava di addomesticare il pallone in presa alta, non riuscendo però a bloccare la sfera che scaracollava tra i piedi di Bechis, la cui pronta conclusione si schiantava sul montante.
L’unica azione termale degna di nota vedeva protagonisti Ivaldi e Massaro, le cui ambizioni venivano annichilite da un intervento in scivolata di Berrone.
E quello che Berrone conserva, Perrone crea. Dopo la pausa, al 3’, l’interno leoncino sedeva Costa e uccellava Bodrito con un diagonale chirurgico.
I termali non ci stavano. Merlo, da esperto bucaniere, mescolava le carte, passava alla difesa a tre e aumentava il potenziale offensivo, ma la Maginot difensiva leoncina non capitolava.
Erano, anzi, Romano e compagni, con più carburante nel serbatoio,  a provare a mettere in cassaforte il risultato con Bechis (28’ tiro dal limite dei sedici metri che concludeva fuori la sua corsa),  De Grandis (35’, atterrato in area di rigore, con un intervento della difesa locale molto sospetto) e Perrone (38’, imbeccato da Bechis, concludeva in acrobazia fuori dallo specchio della porta).
Massaro, allo scadere, quando la lancetta dei secondi dell’extra time aveva concluso definitivamente la sua corsa, cristallizzava per alcuni secondi la circolazione sanguigna dei chieresi, che si riavevano quando la palla si perdeva sul fondo ed il direttore di gara sanciva la fine dell’incontro.
Dopo la beffa contro l’Arquatese (gara vinta sul campo ma persa a tavolino 0-3 per un problema di tesseramento), la vittoria nel turno infrasettimanale di Coppa contro il Cit Turin (ribaltato il 2-0 dei padroni di casa con 3 marcature in 20’ e conquistato il passaggio del turno), questa affermazione in terra termale è un’importante segnale, di più ampio respiro perché afferma la validità del percorso intrapreso e sostanzia un progetto di prospettiva che i leoncini inseguivano da alcune stagioni.
Quella del presidente Tedesco è la più giovane tra tutte le formazioni dei quattro gironi di Promozione.
La meglio gioventù chierese si sta alzando in volo. 

SANGIACOMO CHIERI: Gilardi; Parrino, Petraglia; Romano, Balan (29’ s.t. Cosola), Berrone; Bechis, Perrone, Presta 25’ s.t. Veglia), Olivero (19’ s.t. De Grandis), Vergnano (33’ s.t. Bertelli). 12 Catana 13 Cannizzaro 14 Rimedio 16 Anselmi 17 Di Gregorio. All. Enrico “Chico” Migliore.
CIT TURIN: Beqiraj (44’ Marco Neirotti); Mossio, Baudino; Orsini, Moncalvo, Filippo Neirotti; Gianarro (27’ s.t. Marcuzzi), Sandiano (44’ Correa), Manusia (45’ s.t. Cirillo), Panarese (18’ s.t. Cattaneo), Gagliardi. 13 Bonaveri 17 Luzio 18 Alloa 20 Salvador. All. Alessandro Garau.
TERNA: Sanna di Nichelino (Fumagallo e Flagetonte di Novara)
RETI:  29’ s.t. Gagliardi.

FONTANETO – Il cinismo applicato al calcio si definisce come la capacità di colpire al momento giusto, con cattiveria, capitalizzando con il minimo sforzo il massimo risultato.
Sconfitte come quella di oggi non si raccontano se non attingendo a piene mani da una sceneggiatura, abbastanza consolidata, che fa riferimento alla dura legge del gol: chi lo fa vince.
Il Cit Turin, con uno stacco imperioso di Gagliardi al 29’ della ripresa, metteva il sigillo ad una gara che i metropolitani, cinici, facevano loro in maniera fors’anche beffarda.
Riavvolgendo il nastro si evince in maniera evidente che la formazione schierata da Migliore pagava le assenze che hanno falcidiato il reparto offensivo, per altro già a corto di suo di tessuto.
Con Massera, Velardita e Di Gregorio ai box, il trainer chierese schierava un inedito Presta al centro dell’attacco. L’identità dell’undici di partenza è quella che si sta consolidando, con una difesa a quattro (Parrino, Romano, Berrone, Petraglia) un centrocampo a tre (Olivero, Balan, Perrone) ed una linea offensiva composta da destra verso sinistra da Bechis, Presta e Vergnano.
Garau, coach ospite, rispondeva con uno schieramento praticamente a specchio e con una condotta di gara molto accorta sin dalle battute iniziali.
L’avvio dei leoncini era scoppiettante. Parrino e compagni dopo 30” conquistavano il primo calcio dalla bandierina. Nei primi 5’ i locali venivano fermati in due occasioni dalle chiamate del secondo collaboratore dell’arbitro ed al 6’ Presta si involava in un invitante corridoio dove lo raggiungeva un pallone con il contagiri di Balan, il neo centravanti liberato davanti all’estremo ospite si faceva ipnotizzare concludendo con scarsa forza.
Tutto in rapida successione e tutto molto ben augurante per l’esito del match. In realtà le migliori rassicurazioni per i chieresi giungevano da una manovra ariosa, da ottime combinazioni che si declinavano attraverso continue sovrapposizioni, segno evidente di un lavoro tattico certosino durante gli allenamenti.
Giro palle e gioco corto mettevano le ali ai chieresi al 16’, con un’iniziativa di Balan in favore di Vergnano, che consentiva a quest’ultimo di liberare al tiro Perrone la cui conclusione lambiva il palo.
Sembrava una gioiosa macchina da guerra quella dei leoncini, pronta a sbranare l’avversario. Al 18’ andava alla conclusione Bechis (sempre di grande qualità il suo contributo) che costringeva il giovanissimo portiere metropolitano ad un doppio intervento di grande reattività.
Con Gilardi in permesso per inattività, i padroni di casa continuavano a saggiare la consistenza di Beqiraj, chiamato in causa da Presta (alla mezz’ora) e da Vergnano, la cui incursione da sinistra costringeva l’estremo ospite ad una deviazione in angolo. Sugli sviluppi del corner il portiere torinese strozzava in gola l’urlo di esultanza dei chieresi che non riuscivano ad indirizzare in fondo alla rete un lungo e serrato batti e ribatti nel perimetro dell’area piccola. L’ultimo e decisivo intervento di Beqiraj era però causa di una probabile distorsione al ginocchio che costringeva Garau ad un doppio cambio per continuare a garantire la presenza in campo del numero corretto di fuoriquota.
Il fischio con cui l’arbitro dopo 4’ di recupero mandava a riposo le squadre permetteva di fare una pausa di riflessione su quanto visto nei primi 45’. Quando il Sangiacomo riesce a muovere palla con una certa velocità, sulle catene di destra e di sinistra funzionano le sovrapposizioni, dal centrocampo si gestiscono con abilità da metronomo i tempi dettando i campi di campo per gli inserimenti, la manovra diventa veramente di difficile lettura per gli avversari. Il ritmo compassato e la mancanza di ordine consentono agli avversari di rialzare la testa.
Con negli occhi una prima frazione entusiasmante, la riapertura delle danze non pareva incanalata nella stessa direzione Al 13’ Bechis pennellava per Vergnano la cui conclusione di testa sorvolava la trasversale. I leoncini non riuscivano ad offendere e gli ospiti, ancora irretiti dai primi 45’, non sembravano volersi scoprire. Calava l’intensità nell’undici di casa, alcuni degli interpreti iniziavano ad andare in debito di ossigeno ed i torinesi, seppure senza continuità, cominciavano ad affacciarsi nella metacampo chierese.
Alla mezz’ora esatta un traversone da destra, la cui lettura da parte della difesa locale non era perfetta, consentiva a Gagliardi un “terzo tempo” sul quale Gilardi nulla poteva opporre.
Tentavano di reagire immediatamente i leoncini di casa, ma un’opportunità ad appannaggio di Bechis (al 31’) non godeva di fortuna e gli altri tentativi -sino allo scadere- non erano degni di menzione.
Praticamente sui titoli di coda l’unico intervento di Gilardi (44’) su una conclusione di Manusia.
Si diceva della difficoltà di raccontare certe sconfitte e dell’essere beffardo di un gol che premiava chi non lo aveva meritato. E’ il calcio. Però questo gioco alla lunga premia sempre chi merita e la strada intrapresa da Migliore appare quella giusta. Sono evidenti alcuni limiti quantitativi nell’organico (soprattutto nel reparto avanzato, per altro quello più falcidiato dagli infortuni) e -forse- tra gli ingredienti sono da reperire un pizzico di personalità e quella capacità realizzativa che consente di risolvere le equazioni quando le variabili sono il ritmo che si fa più compassato, le maglie delle difese avversarie che si stringono, le idee che si vanno annebbiando.