⭕Scrissi un post, qualche settimana fa, nel quale indicavo nella mancanza di equilibrio di giudizio un limite evidente nei commenti.
Seppure il calcio sia un frullatore di emozioni poco razionali, saper “leggere” oltre i risultati è sempre stata una mia ambizione.

❗Lo Stregone di allora, scrissi, può ancora ambire a recitare un ruolo da protagonista.
🔜Lo Stregone di oggi non ammazzerà il campionato (anche se mi piacerebbe assai).

👉Chi ha vissuto la travolgente cavalcata del Benevento ammazza record non riesce a focalizzare due grosse differenze: quella squadra era costruita per vincere subito, forse il livello medio di quel campionato era più basso.

📍Questo è un torneo con maggiore concorrenza, la dirigenza dopo la retrocessione ha dovuto fare di conto con il principio della sostenibilità economica (e proprio in questi giorni si apprezza ancora di più questa scelta leggendo del doping finanziario).

🔜Quindi avanti così.
Senza esaltazione ma pure senza afflizione.
Si tifa per la maglia.
Buon Benevento a tutti 💛❤️💛


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Il gioco non c’entra per nulla.
Di calci ne meriterebbero in tanti.
Sconfitti lo sono tutti.
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I fatti.
Con modalità per lo meno atipiche, più imprenditori calcistici annunciano la nascita di una nuova competizione, di fatto “privata”.
Un torneo che consentirebbe (pure) ai proponenti di emanciparsi da un ente europeo che governa “senza concorrenza” il calcio e che ne amministra le risorse che servono (anche) a retribuire con un compenso di 2,4 milioni annui il presidente della Uefa.
Orbene, in una Europa sconquassata dal Covid, incapace di procurarsi i fondamentali vaccini, per tre-quattro giorni qualsiasi narrazione riguardante altri temi viene sospesa sull’altare del calcio.
Tutti contro i cospiratori, un poco improvvidi, che hanno violentato un’idea di calcio “romantico” (?!?) auspicando una competizione diversa in grado di catalizzare più pubblico, più attenzione, più soldi.
Si sono scomodati capi di stato e di governo ed una prima (ma già definitiva e sufficiente) fronda ha di fatto tolto ossigeno alla neonata creatura.
(Su questo aspetto ci sarebbe da domandare ai presidenti-imprenditori proponenti: “ma quando parlate di un’iniziativa economica, fate poi seguire delle scritture che prevedano clausole, modalità di recesso, penali..”. Da come si è sciolta come neve al sole la mai nata competizione, mi sovviene che l’atto costitutivo potrebbe essere stato scritto con inchiostro simpatico.)
Il personaggio che non ti aspetti.
In tutta questa storia buffa sale sul palco colui che governa il calcio europeo.
Dal presidente dell’Uefa (2,4 milioni all’anno di compenso, ribadisco) mi sarei aspettato poche e misurate dichiarazioni. Invece nei giorni a seguire Ceferin rinfrancato e sentitosi spalleggiato da stampa, cancellieri scapigliati, presidenti di squadre non invitate, gruppi di tifosi è stato protagonista di una spropositata valanga di dichiarazioni rancorose, minacce, sofismi.
Di “ricomporre” Ceferin non ha mai parlato, a comprendere non ci ha proprio provato. Ha prevalso un’inaspettata, non medidata, poco politica arroganza, mista ad un’inaspettata (per un presidente) sete di vendetta.
Le ultime dichiarazioni circa la certezza di punizioni e sanzioni mi hanno lasciato basito.
Nel calcio professionistico europeo esiste il diritto? Esistono dei tribunali?
Non sono domande retoriche. Sorgono spontanee quando bypassando indagini, gradi di giudizio, norme, regolamenti, appelli, la sete giustizialista del massimo vertice europeo che gestisce il calcio ha già emesso la sua sentenza.
Forse sono stati improvvidi ed inadeguati i presidenti proponenti.
Certo è che questo governo del calcio europeo non è all’altezza di gestire un movimento che, sono convinto, meriterebbe altre regole ed un’altra guida.
E concludo: come è garantito il diritto alla concorrenza nel calcio europeo?
Urge una riforma strutturale.
La pandemia ha stravolto i paradigmi.
I presidenti impresari possono essere letti come una malattia, la Uefa non è la cura.

🖋️Leggo opinioni diverse ma comunque simili sulla gara “nerazzurra”.
Il filo conduttore è la compattezza, la capacità di reggere l’urto della lunghezza di un campionato, la forza di squadra degli interisti.
Beh, non si apre neppure il contraddittorio.
Però ho due certezze.
Forse, anche un poco a seguito dell’incedere del passare del tempo, utilizzo un altro spettrometro. La lunghezza d’onda di questa squadra non è tale da essere captata da coloro che sono romanticamente innamorati del gioco del calcio. Oppure che lo intendono come gamba ma con evoluzioni tecniche, tattica ma con spruzzi di fantasia, solidità ma con predisposizione anche ad un minimo di rischio. Questa Inter è premiata anche dagli episodi.
Quando apro il mio personalissimo libro dei ricordi mi viene in mente l’Olanda di Cruijff non la Germania di Beckenbauer, il Toro di Radice e non la Juve del Trap (che rispetto a questa Inter è comunque più entusiasmante), il Barcellona di Guardiola e non il Real di vari mister. La mia prima certezza è dunque che la squadra mi deve in qualche modo far vibrare le corde della passione, che in quanto tale non è detto che collimi con quelle ancora più rispettabili di tutti quelli che la pensano diversamente.
La seconda certezza sta nel potere del telecomando. Anche ieri sera, non ho guardato i nerazzurri milanesi bensì quelli della bergamasca. Non guardo quello che non mi piace.
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La storia non si scrive con i se e con i ma, però in caso di assegnazione di un calcio di rigore, per me legittimo, non so che fine avrebbe fatto la tattica di mister 12millions; penso che con molto meno tanti allenatori che conosco farebbero molto di più.
🤗

La Strega, con il punto di oggi, rispetto all’andata ha due punti in meno.
Relativizzando questo dato, il cammino non è fuori traccia. Chiaro che chi ha sperato in un posto nelle coppe europee dovrebbe portare almeno dei fiori sulla tomba di Basaglia, la cui legge gli ha evitato un soggiorno in uno di quei posti che erano strazianti.
La gara di oggi, per altro, pur tra le tante sofferenze, ci racconta di un Benevento che può anche permettersi di rinunciare ad alcuni interpreti che fino a ieri sembravano imprescindibili.
Non sarà una passeggiata da qui alla fine.
Credo che tutti lo abbiano detto in tutte le lingue del mondo.
Neppure si parte spacciati, se il campionato iniziasse oggi, anzi.
Non bisogna mai dimenticare da dove si arriva.
Non bisogna mai dimenticare le possibilità economiche.
Non bisogna mai dimenticare che ogni stagione vive di equilibri che mutano, quello che è stato l’anno passato non è detto che sarà quest’anno.
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Io questo punto lo prendo, lo santifico e me lo godo.
Io penso che si debba fare sistema con la squadra.
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Non è vero che la rosa è impermeabile.
Non è vero che i calciatori non sono a conoscenza di quella che è la narrazione (sui social e sui giornali e sulle tv) che li riguarda.
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Se c’è da soffrire, soffriamo insieme💛❤️💛

Varie sono le tattiche che arrovellano le sinapsi di tecnici, giocatori, tifosi (e quindi allenatori 😉).Dal WM in poi, credo di averne approfonditi diversi, comprese le varianti. Tra i più vituperati, perché non concede la patente di innovatore, risulta essere sparagnino, concede poco allo spettacolo (opinabile), non è glamour, è speculativo, c’è il gioco detto all’italiana. In alcune declinazioni “palla avanti e pedalare”, per i detrattori “contropiede”, per quelli che giocano col contropiede ma vogliono darsi una patente di modernità: calcio basato sulle ripartenze.Poco spettacolare, forse, perché nello storytelling predilige la fase difensiva, per nulla charmant perché non prevede la partenza del gioco dall’estremo difensore e ne manco gli interminabili (sterili) “giro palla” sulla trequarti.Non sto facendo l’elogio del modello Rocco-Trapattoniano, considero che “giocatori che hai” modulo che utilizzi.E passo a Davide Nicola.Ha ridato un senso alla difesa rendendola nuovamente arcigna, ha privilegiato le verticalizzazioni rapide, si è affidato alla dea Eupalla di breriana memoria affidando alla divinità superiore la speranza di percorrere in qualsiasi modo (anche in autostop se necessario) la via della rete.Forte del principio “primo non prenderle” il mister granata ci sta provando. Forse riuscirà nell’ennesimo miracolo, dopo quelli di Genoa, certo ha ridato una speranza.Difesa e contropiede, le gare si vincono di nuovo con una tattica vecchia ed obsoleta. Che paga quando è funzionale alla cifra tecnica dei giocatori che hai.

Credits _ Foto dal profilo facebook di Vitantonio Zaza