✍🏽 Qualche giorno fa ho scritto un post sul tifo (per il Toro).

Allargo il campo.

Premessa: da qualche tempo mi sono riappassionato al gioco del biliardo.

A Saint Vincent si stanno disputando i campionati italiani assoluti.

Ieri ho seguito la gara di @AndreaQuarta sul web.

Oggi sono andato in un circolo a Moncalieri, con un mio amico entriamo e seduto, all’aperto, vediamo il Cannibale (così viene chiamato Andrea, pluricampionissimo).

Ecco, mi sono emozionato ❤️

Quando il tifo non ti dà queste emozioni, non ha più senso.

Spero nelle capacità di Juric ❤️

I tuoi soldi li puoi spendere come meglio ritieni, ci mancherebbe.

Quando sei presidente, di una squadra di calcio che nessuno ti ha obbligato a rilevare (per altro il Torino, che ha anche dei precisi impegni rispetto alla storia), senza aver subito costrizione alcuna, i soldi continuano ad essere sempre i tuoi e ci ri-mancherebbe, però da presidente di un team calcistico con un passato più che importante, esiste un minimo sindacale da onorare, per rispetto del blasone, della tradizione e dei tifosi.

Io, Alberto Scarino, tifoso granata da sempre, con ancora a mente, a mo’ di poesia, l’ultima formazione scudettata, sono stato defraudato della mia voglia di appassionarmi.

Al termine di una stagione per me soddisfacente, con un blocco di giocatori in grado di darmi suggestioni, nel prossimo torneo dovrò ricominciare da capo, cercando di capire con chi ho a che fare e chi debbo tifare.

Ci stanno rubando l’essenza del tifo del calcio, la capacità di appassionarsi e di aspettare la partita successiva per potere ancora tifare.

Che amarezza 😞

✍️La scarpa

Nella mano, pronta a volteggiare. Ricca di simbolismo.

Come “la sedia” di Mondonico.

Davide Nicola si sta forse preparando ad una nuova miracolosa impresa?

Vada come vada resta lo spessore umano e caratteriale, prima ancora che tecnico tattico di questo mister che meriterebbe di cominciarle anche le stagioni, anziché subentrare per rimediare agli errori altrui ❗❗❗

Siamo usciti contro la Macedonia del Nord. Non riesco ad immaginare una Macedonia completa cosa ci avrebbe potuto fare 🤣🤣🤣

⭕Nella domenica in cui il nostro calcio si ferma per l’imbiancamento dei campi, ne approfittiamo per un bilancio pre-natalizio


Breve riassunto: dopo alcune stagioni al di sotto delle aspettative societarie, con salvezze conquistate sul filo di lana, la dirigenza del leone cambiava approccio filosofico, rinunciando all’usato sicuro per intraprendere una politica fatta di investimenti su giovani leve, preferibilmente del proprio settore giovanile, meglio se espressione di una territorialità che sa produrre buoni frutti.
Nasceva il San Giacomo 2.0
Toni Tedesco, presidente dalle mille risorse, operava d’anticipo ingaggiando il neofita (per il palcoscenico dei “grandi”) Enrico Chico Migliore, in uscita dal Chieri, che riempiva la casella alla voce allenatore ed Alberto Veglia, anch’egli alla ricerca di una nuova esperienza, dietro la scrivania del direttore sportivo.
Eravamo nel 2019.
Sembra un’era geologica fa.
Con una pandemia di mezzo che ha riscritto regole comportamentali, tracciato una linea indelebile tra quello che era e quello che stiamo provando a capire che sarà.
Entrambi uomini di poche parole, ma di tante relazioni, i due nuovi arrivati si mettevano subito al lavoro e nasceva una squadra inserita perfettamente nel solco tracciato dalla società: giovane e bella.
Queste due qualità spesso non si sposano alla perfezione con i risultati, ma alla lunga, sapendo aspettare, pagano.
E quest’anno si è avuta l’esatta percezione dell’enorme mole di lavoro svolto sotto traccia. E quindi dell’acutezza avuta da Veglia, il diesse, di inserire un tassello alla volta, in modo mirato, con un occhio alla sostenibilità economica e l’altro alla comprensione delle reali necessità del gruppo.
Della bravura dello staff tecnico che è stata anche quella di saper aspettare chi ha impiegato più tempo ad acclimatarsi nella categoria superiore proveniendo dalla Juniores, di aver visto la prospettiva di giocatori che potevano sembrare acerbi ma in realtà non lo erano, di aver compreso che dal serbatoio del settore giovanile si poteva attingere e valorizzare.
Ne è nata una formazione che ha patito ad inizio di campionato le numerose assenze con alcuni mezzi passi falsi, ma -da lì in poi- si è sostanziato un vero gruppo (monolitico verso l’esterno) che ha inanellato ben nove risultati utili consecutivi.
E poi bravo anche il mister ad adattare il dettame tattico al potenziale umano.
L’inedito 4-2-3-1 sublima innanzitutto le qualità dei tre fantasisti dietro a bomber Capone, grandi interpreti di un impianto a geometria variabile con movimenti ad allargare o a stringere a seconda dei momenti del match.
La compattezza difensiva e la muscolarità sposata con il senso euclideo del duo di centrocampo, rendono i leoncini squadra ostica per chiunque e con una prospettiva, ad oggi, difficile da intravedere.
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Questo nuovo orizzonte fatto di territorialità unito al senso di appartenenza coniugati con la prospettiva, si deve riverberare a cascata su tutte le formazioni di settore giovanile e scuola calcio, i cui giocatori possono essere certi di fare parte di un progetto verticale con vista sulla prima squadra e oltre, come è stato il caso di Gabriele Balan, approdato con ruolo da protagonista al Chieri in serie D.