QUESTO E’ QUANTO HO SCRITTO, ADESSO, AL PRESIDENTE CHIAMPARINO IN MERITO AD UN POST SULLE OLIMPIADI.

Caro Presidente, mi permetto di intervenire, come cittadino e come compagno di partito e militante. Le Olimpiadi possono essere un formidabile motore di sviluppo. 
Ci son però altre cose che non hanno fatto bene alla Città. Mi riferisco alla vicenda del Salone del Libro ed alle implicazioni legate al pagamento dei fornitori delle scorse edizioni.
Quando viene meno il rapporto ”fiduciario” tra l’ente pubblico ed i fornitori si è già oltre il disfacimento di un sistema paese.
Siccome, nel mio piccolo, sono anche io parte in causa, mi domando e chiedo: come può una classe dirigente politica avere una così, ipocrita, doppia morale? Scandalizzata, quando le multinazionali delocalizzano e in un rumoroso silenzio, quando sono loro a venire meno agli impegni.
Il Salone del Libro vuol dire, anche, posti di lavoro. Stipendi che i creditori hanno già pagato. E che forse non potranno più pagare. 
La chiosa che mi sovviene è che ci siano, giustamente, posti di lavoro da tutelare ed altri che si possono dimenticare.
Anche questa è una lacerazione, molto grave. Che investe una moltitudine di lavoratori e di piccole e medie aziende che potrebbero soccombere.
Le “nuove energie che la proiettino (la Città) con forza e determinazione nel futuro” dovrebbero e potrebbero essere spese anche per questa partita.
Grazie.

Antonio Aiello,”Invisible Man”, quando gioca a calcio non è un uomo.

È una entità che appartiene alla magia che solo il calcio riesce a trasmettere.

Parliamo di uno stato dello spirito, di un’emozione allo stato liquido che solo chi conosce gli odori degli spogliatoi, il profumo dell’erba, il rumore dei tacchetti, sa capire ed apprezzare.
È la fantasia al potere.

Ieri sera ha fatto poco ma quello che ha fatto, ha consegnato i tre punti alla sua squadra.

Una giocata di prestigio.

Controllo, dribbling e conclusione di mancino -da 20 metri- dove l’estremo ospite non riesce ad arrivare.

Dove solo chi ha un dono, che gli è stato concesso dagli dei che sovraintendono alle dinamiche calcistiche, poteva indirizzare la sfera a spicchi.

Da sola, la giocata, è valsa il prezzo del biglietto, la sopportazione del freddo.

 

 

Museo Garda di Ivrea

Una mostra da non perdere.
I cromatismi di Egidio Bonfante rapiscono.

Atmosfere che creano suggestioni uniche. Impossibile non abbandonarsi e lasciarsi trasportare in un viaggio anche di fantasia.

 

“Egidio Bonfante nasce a Treviso il 7 luglio 1922. A dieci anni si trasferisce a Novara e poco dopo a Milano dove frequenta l’Accademia di Brera e la Facoltà di architettura del Politecnico. Negli stessi anni, dal 1940 al 1946, comincia a frequentare assiduamente Venezia dove incontra diversi artisti, fra questi Giovanni Comisso, Filippo De Pisis e Juti Ravenna.

Nel 1942 è tra i fondatori del mensile di politica, lettere e arti Posizione; qualche anno più tardi codirige i giornali di arte e letteratura Il Ventaglio e Numero. Con Juti Ravenna è autore di Cinquanta disegni di Picasso, 1943 e di Arte Cubista, 1945.

Nel 1946 sottoscrive il Manifesto del Realismo e pubblica Considerazioni sulla pittura dei giovani.

L’incontro con Adriano Olivetti, nel 1948, segna una svolta nella sua carriera artistica e professionale: viene incaricato dall’azienda di studiare la nuova veste grafica della rivista Comunità. È’ l’inizio di una intensa attività nel settore dell’industrial design: progetta negozi ed esposizioni in varie parti del mondo, oltre a libri e manifesti.

La pittura degli inizi è orientata da matrici post-impressioniste e fauves, spesso accese di espressionismo, per approdare negli anni Cinquanta al figurativo-astratto. Da allora tutta la sua opera è arricchita dalla compresenza di due valori: l’amore per Venezia e le sue architetture e l’astrazione coloristica. I monumenti di Venezia offrono immagine, schema compositivo, partitura e ritmo dell’opera. Il colore è teso in grandi tessere, quasi a comporre un moderno mosaico bizantino. Lo splendore del colore permane anche negli assemblages di tappi corona e nei collages.

Nel 1969 è autore, con lo pseudonimo Jacopo Robusti, di L’amour Peintre dove raccoglie centoventuno epigrammi dedicati a personaggi della cultura e dell’arte italiana. Nel 1996 Rossana Bossaglia pubblica per Electa il volume monografico Egidio Bonfante.

Nel 2003, in occasione della mostra allestita a Ivrea, l’Associazione Archivio Storico Olivetti gli dedica il libro Egidio Bonfante: un pittore alla Olivetti con un saggio di Renzo Zorzi e una lunga intervista di Eugenio Pacchioli all’artista.

Del 1940 è la sua prima personale all’Istituto di Cultura di Novara, successivamente ha esposto in più di sessanta mostre personali e in numerose manifestazioni collettive in Italia e all’estero. Hanno scritto sul suo lavoro artistico, tra gli altri: Guido Aristarco, Guido Ballo, Riccardo Barletta, Leonardo Borgese, Luigi Carluccio, Raffaele Carrieri, Giovanni Comisso, Beniamino Dal Fabbro, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Gillo Dorfles, Sebastiano Grasso, Raffaele Monti, Carlo L. Ragghianti, Franco Russoli, Pier Carlo Santini, Leonardo Sinisgalli, Enrico Somarè, Marco Valsecchi. Muore a Milano il 12 febbraio 2004.”

(da wikipedia)

 

 

Trofarello 3 – Villafranca 2

Trofarello – Gara sconsigliata ai cardiopatici. La dura (per gli avversari) legge del “Mazzola” non fa credito al Villafranca che -dopo essere passato due volte in vantaggio- subiva la forza d’urto del carattere biancorosso ed era costretto a segnare il passo.

Andiamo per ordine. Il terreno trofarellese, sollecitato da Giove Pluvio, si presentava ai limiti della praticabilità. La giacchetta nera Leone di Collegno, coadiuvato in maniera eccellente da Tricarico e Suppo di Torino, decideva di far disputare una gara che interpretava con carattere e discrezione, con un metro di giudizio che usava per entrambe le squadre per gli interi novanta minuti. Una conduzione di assoluta eccellenza.

Marco Grosso, che doveva fare a meno di alcuni dei suoi cantori (Arlorio, il capitano e Davide De Salvo appiedati dal giudice sportivo, oltre a Dominin ed al lungodegente Casale), schierava una corale intonata, destinando a Di Nobile e Novara gli acuti offensivi. I bassi erano gestiti da Tonso e Petruzzelli, con Presta e Tosatto ai fianchi. Favaretto era solista basso in mezzo al campo, dove -poco avanti- si esibivano i tre tenori: Devoto, Romano e Francesco De Salvo.

Sul fronte opposto Baron, che ha la necessità di portare il più possibile fieno in cascina, mostrava i muscoli. Arroccava la difesa con Fraccon e Niardi, che trovavano sponda sugli esterni in Allasia e Gana. In zona nevralgica il giovane e talentuoso Montanari (classe 98) costruiva la cerniera di centrocampo con Barbero e Previati. Più avanti, Stangolini partiva dietro alle punte ma con una certa continuità svariava a destra e viceversa, a supporto di Saponaro ma soprattutto di Sellam, interprete moderno del ruolo di attaccante, in grado di fare reparto quasi da solo.

Prima frazione equilibrata. Partivano meglio i biancorossi, pimpanti. Funzionava bene la catena di destra, con Presta che si disimpegnava in maniera efficace in funzione di Devoto. L’elaborazione della manovra dei biancorossi, forse troppo articolata in relazione al terreno di gioco, non trovava sbocchi ed andava a sbattere sul muro degli ospiti, che iniziavano a guadagnare metri attorno alla mezz’ora e concretizzavano una fase, per loro positiva, con la segnatura di Sellam, che approfittava di un calo dei padroni di casa che risultavano un po’ leziosi e si facevano uccellare in inferiorità numerica difensiva.

Toccava ancora a Tonso, sempre di testa, sul finire di tempo, tentare di percorrere la via del gol, piuttosto in salita.

Di nuovo volitivi ad inizio di ripresa i padroni di casa. All’ottavo Favaretto, con una spingardata sul palo lungo, non riusciva a capitalizzare un’incursione di Andrea Romano.

All’undicesimo ci pensava Petruzzelli. Il difensore centrale, ex Denso, sbucava a sorpresa tra le maglie ospiti e d’incontro costringeva Basano a raccogliere la sfera in fondo alla rete.

Le squadre si allungavano e nel Circo Massimo trofarellese salivano sulle bighe i gladiatori di casa. “Red Bull” Novara, irriconoscibile a fine gara per il fango e soprattutto Devoto (migliore in campo) non cedevano di un passo. La gara si faceva epica. Si affievolivano le forze e diventava protagonista il carattere. Ed entrambe le squadre dimostravano di averne da vendere. Al 26’, quasi a sorpresa, Previati era il più lesto, sul palo corto ad anticipare la difesa ed a deviare in rete: 1 a 2.

Storditi ma non messi al tappeto Tonso e compagni gettavano sul rettangolo di gioco le ultime residuali energie. La spia della riserva segnava “rosso” ma il carburante, sul fondo del serbatoio, era ricco di ottani e produceva la marcatura di Presta al 42’ (sugli sviluppi di una punizione di Favaretto che ingenerava un claustrofobico batti e ribatti in area) e la perla di Di Nobile (46’) che, con una conclusione beffarda, complice un’uscita sbarazzina di Basano, dal lato opposto dal quale proveniva un traversone tagliatissimo del solito Favaretto, sigillava l’apoteosi del caloroso “Mazzola”.

Ai fini della graduatoria, la gara non emette una sentenza ma consegna, quasi certamente, al Trofarello il diritto a disputare un’altra stagione nel campionato di Promozione. E non inguaia neppure più di tanto la squadra di Baron, in un turno in cui i competitor nella lotta per la salvezza non hanno disputato le loro migliori gare.

La responsabilità sta nel rispetto degli elettori.

Il dato delle votazioni è chiaro e netto. Il PD è stato bocciato.

Le forze vincitrici non possono continuare a tirare per la giacchetta il partito che ha perso. Dovrebbero rispettare, in questo senso, il loro elettorato.

Si alleino le forze che hanno vinto. Hanno il dovere di trovare una soluzione. Si devono impegnare a rispettare il mandato di una intera nazione. Facciano un governo Salvini e Di Maio, come meglio ritengono opportuno. Di scopo. Su pochi punti. Mirato alla riforma della legge elettorale.

Le politiche del PD non hanno raccolto l’approvazione degli elettori.
Sono assolutamente convinto che la volontà popolare vada rispettata.