SiTav-NoTav?

Non volendo vivere da cittadino passivo, questa sera ho partecipato ad un dibattito su un tema che può (potrebbe) divenire importante per il futuro della regione nella quale vivo.Avendo capito che non ci sarebbe stata controparte, ho speso due sere a ricercare su internet tesi a favore della parte opposta.Boicottato, forse, dalla complice e famosa azienda di Mountain View o forse per incapacità personale, non sono riuscito a reperire in rete praticamente nulla, se non alcune tesi contenute in un articolo che -pur non suffragando più di molto una mia iniziale convinzione, dettata da una malcelata idea di progresso e futuro- pensavo potessero essere degli scalpelli nel muro delle tesi di chi ha organizzato il confronto.Seguendo con estrema attenzione le relazioni ed i contributi del professor Tartaglia e di Luca Giunti, oggettivamente, si sono aperte delle crepe nelle mie convinzioni.

Le ragioni dei NoTav, scevre dalla volontà propagandistica, svuotate dai contenuti emozionali legate alle problematiche della valle, hanno motivazioni scientifiche corroborate da dati, grafici, modelli, studi previsionali, diagrammi che sarebbe stato necessario far confutare da tecnici di medesima caratura dei sostenitori delle tesi opposte.

Ho assistito, quindi ad un dibattito utilissimo ma monco. A questo punto, per onestà intellettuale, la mia posizione è assolutamente sospesa, cosa della quale sono certo non frega nulla a nessuno, ma l’ho voluto scrivere perché -e ritorno al mio preambolo- per poter avere un’opinione (e diventa una questione di metodo) non essendo tecnico del settore è fondamentale non solo ascoltare le due famose campane, ma pure averle assieme in un faccia a faccia.

Per primo io e credo molti altri tra quelli che stasera hanno assistito al dibattito, ne sarebbero usciti con le idee più chiare. Un’occasione persa -secondo il mio modestissimo parere- per chi non ha voluto rappresentare le sue opinioni in un momento di confronto aperto, dove un unico rappresentante del SI, ha avuto la possibilità di esprimersi con serenità, senza aggressioni (ovviamente verbali) e senza sentirsi disprezzato perché non sostenitore del pensiero prevalente in quella sala.

Grazie agli organizzatori.Mi riservo di assistere ad altre riunioni per comprendere sempre di più e meglio una questione divisiva ma fondamentale per il territorio.

I MAESTRI ITALIANI DELLA COLLEZIONE MALERBA AL Museo Garda di Ivrea dal 24 novembre

Spesso sostengo che le aziende sono fatte di persone. Per affermare che l’esperienza che si ottiene è funzionale anche alla professionalità ed all’empatia delle persone che vi lavorano.


Alla stessa stregua, al Museo Garda di Ivrea (siamo quindi in ambito pubblico) ho sempre più la percezione che questa piccola bomboniera nel panorama museale regionale, tanto lo debba a chi vi opera.


E siccome è una realtà che ben conosco, senza timore di smentita, posso sostenere che la frizzantezza di questo museo passa per la capacità di coinvolgere chi vi opera, che -secondo me- considera le opere, le installazioni, i muri come qualcosa da coccolare, da difendere, da valorizzare. Sempre di più e meglio.


È la stessa suggestione, questi operatori, trasmettono a chi per loro lavora.
Se quando stai allestendo ti balza all’occhio una improvvida scarpata su di un muro la spennelli e la riporti all’antico decoro perché sei coinvolto.
Il Museo Garda te lo senti addosso. Ecco è come si dice della maglia del Toro, si incolla alla pelle.

Partiti/movimenti: obsolescenza programmata

I partiti/movimenti politici in Italia sembra siano affetti da una fastidiosa invenzione introdotta su molti gadget tecnologici: l’obsolescenza programmata.

E su ciò, molta è l’influenza dei cosiddetti social, che -per alcuni versi- hanno sdoganato milioni e milioni di commentatori che, in rete, si autolimentano acquisendo una forza inimmaginabile solo alcuni anni fa e plastica -in questi giorni- nelle manifestazioni Si-Tav delle “madamine” torinesi e nella veemente protesta delle casacche gialle in Francia.

La longevità di una struttura partitico-politica, che era -in Italia- di almeno un ventennio, sta riducendosi ad una quasi episodica comparsata di qualche mese. Il caso più eclatante, sicuramente, quello di Renzi, passato da un 40% alle europee ai pochi spiccioli (rispetto al 40%, chiaramente) raccolti il 4 marzo. Ma stessa sorte parrebbe stia per cogliere il M5S che -arrivato nella cabina di comando- si sta logorando. Soprattutto sta venendo meno la titanica potenza di fuoco che -fino a qualche settimana fa- aveva sul web. Non si leggeva un commento negativo sugli eredi di Grillo neppure scrivendonselo da sé. Oggi vi è una sorta di onda montante, che -come successo con l’enfant prodige toscano- quasi si autocelebra nella perpetuazione di attacchi smodati.

Se questa è la prospettiva arriveremo ad un partito “mensile”?

Essendo stato frequentatore di sezioni, quando esistevano, credo che la ripartenza -da qualsiasi punto di osservazione la si voglia guardare- debba essere ideologica. E’ rinsaldare principi e valori. Si deve ricostruire un terreno fertile di discussione e confronto.

Non ho mezzi e strumenti per spingermi oltre. Però una riflessione con una chiave sociologica e finanche antropologica, da chi sa e può -questa mia- forse la meritebbe.

Di stampa e poco altro

Mi sento un poco pennivendolo ed un poco puttana, per passate esperienze, ultraventennali, in un glorioso giornale locale.

Per questo, sentendomi -modestamente e mio malgrado- di parte, non ho voluto scrivere di getto e ci ho pensato qualche giorno, elaborando anche il lutto, perché quando si tenta di imbavagliare l’informazione, anche quella “di parte”, non è mai bene.
Di Battista, il cittadino, quando attacca la stampa di fatto insulta la “gggente”. Presuppone che si legga senza saper discernere. Sostanzia un mondo in cui i cittadini non si formano un’opinione documentandosi. Sottointende che la massa ignorante si ”beve” tutto ciò che viene scritto. Una volta si diceva portare il cervello all’ammasso.
Io penso che documentandosi ci si possano fare delle opinioni.
Condivido spesso post che non “condivido”, quelli che offrono un altro punto di vista.
Sbaglia chi dà importanza a questo uomo che dal Guatemala si permette di emettere sentenze. Qual è il curriculum che ne giustifica tutto ciò?

Non ragiono da tifoso. Per dei pirla che parlano di “patata bollente” non si tira in ballo un’intera categoria.
Mi ha ricordato molto un certo editto che arrivava dalla Bulgaria, nella sostanza seppure non nella forma.

Se vengono meno principi fondanti viene meno la democrazia, di cui una libera stampa è componente fondamentale ed essenziale.

Io tifo quando si parla di calcio. E per primo mi metto in discussione e faccio autocritica. Non troppo spesso avviene la stessa cosa sul fronte opposto. Da buon passista attendo.

(E se fossi in Di Maio sarei pure incazzato perché scientificamente questo personaggio è andato a farsi gli affari suoi, abbandonando di fatto il Movimento in una fase decisiva per la sua storia. Per questo, da avversario, stimo Fico)

#Genova18

Quello che si vede in lontananza è il ponte Morandi, in questa uggiosa giornata novembrina.
Impietosamente simbolo di una nazione sempre più decadente.
Mi ha fatto molto riflettere. Questo ed alcune epurazioni di questi giorni.
Temo che non siamo ad un passo dallo sfacelo. Siamo lo sfacelo.
Se non avessi 52 anni credo che partirei. Non necessariamente per un posto migliore o peggiore. Per un altro posto.

Non sopporto di vedere il paese dove sono nato così malridotto.

(Specifico che non è un attacco a chi governa oggi. Impossible in così poco tempo fare tanti e tali disastri.
Il problema siamo noi, che non ci amiamo, abbiamo perso il gusto del bello, delle buone maniere, di un buongiorno detto anche ad uno sconosciuto)