🫣Finalmente si parla di casa di comunità.

Ottimo parterre. Mi pare che manchino degli attori però… Non vedo i medici (di famiglia trofarellesi) che operano sul territorio, che hanno il polso delle necessità, che conoscono le difficoltà della gestione organizzativa.

Come al solito un’occasione persa, un’iniziativa mozza.

E poi l’orario: alle 18 le persone normali lavorano e se lo fanno fuori sede, debbono rientrare presso Trofarello.

Come al solito una grande amarezza

❗Ieri sera, un amico con il quale non ho congruenti posizioni politiche, sotto ad un mio post, ha pubblicato un articolo de “Lo Spiffero” che attacca Lorusso per varie nomine.

Mi è venuto in mente questo articolo che trattava lo stesso tema riferito a quella che è in scia a Conte per la beatificazione.

Quando la memoria è corta. E pure: non capisco perché Torino non abbia per alzata di mano rivoluto in maniera plebiscitaria questa sindaca seconda solo a Conte, l’uomo senza il quale (per i suoi adepti) non esisterebbe l’Italia.

Ci sono sempre i nostalgici, nei quali i ricordi si mescolano con la fantasia

✍🏽 Mi piacerebbe capire, soprattutto sapere, che sarà di noi trofarellesi.

Forse un mese fa, ma credo di più, ci fu spiegato che il comune è soccombente in una causa per circa 4 milioni di euro. Ci fu detto che si stavano valutando delle strade per evitare che il Comune finisse in dissesto (nota a margine: invito a documentarsi su cosa vuol dire nell’immediato e negli anni a seguire essere soggetti a questa procedura).

Qual è lo stato delle valutazioni ad oggi? Cosa è stato fatto? Quali sono le opzioni in campo?

Un problema così grave dovrebbe essere affrontato mettendo la popolazione al corrente.

Era stato promesso un modo di amministrare che mettesse il cittadino al centro, la debacle comunicativa di Sindaco ed assessori è imbarazzante.

E poi mi pongo altre domande: si poteva fare qualcosa? Erano da prevedersi gli accantonamenti? Questi accantonamenti ci avrebbero messo in sicurezza rispetto al rischio di dissesto?

Sono domande che mi faccio e che mi hanno fatto amici trofarellesi.

…..

Invito il direttore de La Città di Trofarello Roberto D’Uva a farsi parte attiva in questo senso.

Capisco che potrebbe non essere facile, ma credo che chi deve dare le risposte non può opporre un diniego all’unico giornale con notizie solo trofarellesi.

In risposta ad un post di Marco Cavaletto

Il tema centrale riguarda la progettualità del nostro Comune, che è nella mani di un solo uomo al comando, che non è il buon Visca. Il Sindaco non ce lo dirà mai ma sono convinto che molte delle scelte relative ad investimenti “cementizi”, che hanno ipotecato il nostro futuro, anche economicamente, non lo vedevano d’accordo.
Spendere per spendere.
Così come non sapremo mai quale futuro avrebbe avuto Trofarello con un’altra amministrazione. Sappiamo però quello che siamo.
Seguo per diletto il calcio dilettantistico. Trofarello partì in anticipo con l’impiantistica sportiva, in anni in cui nel circondario altri comuni non avevano rettangoli di gioco neppure paragonabili, oggi -con una società ed una squadra che consegue ottimi risultati addirittura a livello regionale- le nostre strutture sono assolutamente insufficienti.
Chi ascolta le reali necessità di chi si spende sul territorio? La richiesta sarebbe stata di certo meno spogliatoi e più campi.
Trofarello è un paese che a parole vorrebbe aprirsi ai giovani ma nei fatti non è disponibile a cedere neppure di un millimetro sulla sua intolleranza.
Se cambiamento ci dovrà essere, dovrà partire da una presa di coscienza generalizzata.
Che parta dalle scuole.
Le scritte sui muri o i rifiuti abbandonati in ogni dove non sono colpa del Sindaco. Sono la foto di quello che siamo diventati.
È responsabilità dell’amministrazione, invece e soprattutto di chi detiene i cordoni della borsa, non avere mai pensato ad un centro polifunzionale che consentisse di fare teatro, di fare una festa, di avviare un’attività di cineforum.
E questo solo per fare un secondo esempio.

Da troppe parti, da troppi concittadini, arrivano sollecitazioni, richieste, disponibilità a progettare un soggetto che -oltre a candidarsi alle prossime elezioni comunali- ponga delle basi per dare una nuova idea di paese a Trofarello.

Il paese dove viviamo non può e non deve essere quello ostaggio, negli ultimi 20 anni, di una generazione politica che ha perso di stimoli e che ha una prospettiva che non è, non può e non vogliamo sia la nostra. Ma non è il caso di pensare a chi c’è, più opportuno a chi vorremmo che ci fosse o che ci sarà.

Non ha più senso di esistere la politica come l’abbiamo vissuta sino ad oggi. Sorpassati i vecchi schemi. Bisogna colmare un vuoto. Ideologico, di appartenenza, di scelte di campo.

Dobbiamo scegliere. E questo è un appello alle migliori risorse presenti sul territorio trofarellese. Usciamo dai contenitori, mettiamo da parte le appartenenze e le ideologie e concentriamoci sul paese che ci unisce e ci lega.

E’ un’impalcatura diversa. Una cultura fondatrice democratica che parta dal basso. Con una discussione che verta su quello che può unire e non su quello che divide. Bisogna pensare a nuovi modelli. Immaginare una nuova rotta. Mettendo al centro del discorso politico quelli che saranno i temi dei prossimi anni.

Un progetto legato alla sostenibilità, declinata in tutti i campi, può essere la stella polare, l’idea attorno alla quale unirsi, per creare un laboratorio che -dal basso- possa arricchire la politica oltre il tifo e la passione, nell’interesse di una comunità.

«Ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati» (LS, n. 93). Essa collega anche la finalità dello sviluppo con le realtà sociali mondiali. Come aveva fatto nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, Francesco sottolinea che «la realtà sociale del mondo di oggi, al di là degli interessi limitati delle imprese e di una discutibile razionalità economica, esige che si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro per tutti» (LS, n. 127) o ancora che «il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro [ai poveri] una vita degna mediante il lavoro» (LS, n. 128)

Pensiamoci. Possiamo essere una grande comunità. Abbiamo del tempo di fronte che non deve essere sprecato. Per analizzare le ragioni. Creare le fondamenta di qualcosa di solido ed importante.

Non siamo ambiziosi, non siamo sognatori. Non c’è la volontà di intercettare umori. Pensiamo al futuro e non al passato. Ragioniamo con un tempo (futuro) che dobbiamo costruire.