“Sento ancora l’odore della sabbia e mi ricordo la gioia di tutti”
VM1°
Con un coup de théâtre ci ha lasciati all’alba del 2024. Massimo Messina era il fondatore di questo gruppo, che aveva creato quando, un giorno, si era reso conto che a Trofarello serviva una piazza virtuale irriverente, dove potersi esprimere “in libertà”, affrontando le questioni legate alla politica locale, senza lacci e lacciuoli. Per garantire la pluralità, aveva deciso di nominare vari co-amministratori, ognuno in rappresentanza di una area politica.
Era esagerato, sproporzionato, provocatorio.
Certamente era pure giusto ed equo, dal suo punto di vista.
Aizzava, stimolava, cercava lo scontro, era “uno” che ci credeva, con una sua visione del mondo e del senso di comunità.
A modo suo fustigatore di costumi, a volte visionario, Massimo era quello che sentenziava, a volte sproloquiava, spesso stimolava, abilissimo nell’aizzare e sollevare polveroni. Con gli anni era diventato un alfiere del politicamente scorretto, quando questi atteggiamenti prendevano la deriva dell’ipocrisia.
Una volta gli fu detto che era un Giamburrasca e lui provocatoriamente cambiò la sua immagine del profilo con la foto del personaggio di Vamba, portato in televisione da Lina Wertmüller.
Aveva un’anima ribelle, quando riteneva fosse opportuno non faceva differenza nel censurare, attaccare, polemizzare con chicchessia, amici o nemici che fossero.
Conosceva l’arte della politica per averla a lungo frequentata in gioventù e da questo ne derivava una qual certa abilità sia dialettica che operativa, soprattutto quando si trattava di entrare “a gamba tesa”.
Lui, lontano, in Spagna, non aveva mai voluto recidere i suoi legami con Trofarello. Animava questa pagina social, era spesso in contatto con coloro che hanno fatto o fanno politica nel nostro comune e, in quanto spirito libero, era un fiero sostenitore del giornale locale, La Città, per il quale si impegnò in una campagna per stimolare i trofarellesi a sottoscrivere un abbonamento.
Grande di fisico e grande nei gesti, anche di beneficenza, che non sbandierava e non esibiva e di cui ne siamo a conoscenza perché da lui coinvolti.
Nel bene (molto) e forse un poco anche nel male, mancherà, più di quanto oggi si possa immaginare.
Ci piace pensarlo ancora e per sempre al suo tavolo al Cafetin del Puerto, a scofanarsi di cibo con lo sguardo ed un orecchio sempre rivolto ad Est, verso Trofarello.
È incredulità soprattutto, quella di vedere un grande e caro amico ormai inerme.
Fra non molto avremmo festeggiato 50 anni di legame. Sempre amici. Da quando ti conobbi con quel cinquantino verde che usavi per sconfiggere la lontananza da casa tua al centro del paese. Poi la vespa. Poi la memorabile festa dei tuoi 18 anni. E come non ricordare quando mi insegnasti a guidare l’auto, al campo sportivo, io imbranato ed incapace. Mi vengono in mente altri innumerevoli flash: i gelati che portava tuo padre, quando tentaste di affogarmi in piscina (non sapendo che non sapevo nuotare), pranzi e cenette, cose che non si possono scrivere…
Il sonno che ci siamo divisi nello stesso letto, da una piazza e mezza, in situazioni di emergenza, a San Giorgio.
E poi la tua permanenza a Milano, il ritorno a Napoli, il matrimonio con Anna, Ermanno, la passione per il Napoli, le camminate per smaltire peso e le successive colazioni, i lutti che hanno colpito prima me e poi te.
L’anno passato, una sera di fine agosto, unici “pinguini” in piazza, a tentare di vedere una partita del Napoli, con un vento che ci tagliava in due, una connessione che non funzionava molto e l’idea di Ermanno di seguire la partita usando immagini da un telefono e audio da un’altro smartphone.
Fino a quest’anno e mai come quest’anno, siamo stati a raccontarcela fino a tarda ora, in quella piazza dove ci eravamo conosciuti, sfruttando ogni minuto a disposizione.
E poi…
Giancà, di una cosa sono certo, mi mancherai, assaje
Mi chiamo Alberto Scarino e questo è il mio sito personale.
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