#SexSymbolAccademy

In questo anno tribolato ho fatto svariati (e pure molto molto apprezzati) corsi in DAD per dare agli iscritti l’opportunità di finire i corsi di cui avevano già pagato la retta.

Per le masterclass, purtroppo, è ancora tutto sospeso. Questo piano di studi richiede la presenza, non ci è possibile insegnare senza avere lo studente “a portata di mano”.

Mi spiego: ai “SexSymbol abilitati” (i soli che possono iscriversi al corso specialistico) non forniamo più, ovviamente, le conoscenze di base, il corso si sostanzia in una attività di ricerca, di minuziosa quanto attenta cura del particolare: alleniamo ad essere SexSymbol.

Il cattedratico (io) ha la necessità di guardare negli occhi, annusare, creare suggestioni, instillare certezze. E questo, forse è un mio limite, bisogna farlo “vis a vis”.

Spero di potervi annoverare ancora nelle mie classi.

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Saluti e buon 2022

Alberto Scarino

Fondatore, docente, professore, cattedratico, grand uff, lup mann, squal predator della

#SexSymbolAccademy

(Con due “c” che sono rafforzative❤️)

Non è certamente l’appartenenza ad una fazione. Vaccinarsi, per me, è stata una scelta ponderata ed assunta con grande attenzione e, non nascondo, anche molto timore.

Mi offendono certi commenti che mi paragonano ad una pecora. Peggio quelli che mi accusano di essere contiguo a BigPharma ed ai poteri forti.

Ho vissuto un meccanismo mentale che mi ha fatto pensare al Covid come a qualsiasi altra malattia per la quale assumo medicine, delle quali mi sono cimentato nella lettura (solo, esclusivamente e talvolta) del “bugiardino”. Ma soprattutto, sulla scorta di quale preparazione scientifica avrei potuto valutare la bontà o meno di una campagna vaccinale? Mi sono fidato. Come è successo centinaia di altre volte quando sono andato a chiedere lumi al mio (bravissimo) medico di base. Come mi fido quotidianamente quando passo sopra un ponte che hanno progettato degli ingegneri (e spero sia manutenuto in maniera puntuale e precisa), quando accendo i fornelli il cui gas arriva da delle condutture che un tecnico abilitato ha firmato e delle aziende hanno prodotto e delle altre hanno messo in opera.

Delego sulla fiducia, mio malgrado. La stessa cosa è accaduta con il vaccino. Non ho mai dimenticato la frase di un illuminista francese che pressappoco recitava così: “Si rischia tanto a credere troppo quanto a credere troppo poco” per il qual motivo ho cercato di capire, con i pochi mezzi conoscitivi che avevo a disposizione e poi mi sono fidato.

Non voglio scendere sul piano del tifo, però mi sfuggono le ragioni di coloro che non si vaccinano. Di coloro che usufruiranno di un’immunità di gregge senza aver puntato neppure una fiche. E mi urta che le terapie intensive siano “occupate” da persone che hanno preferito non vaccinarsi.

Così è. Sarebbe stato più corretto rendere obbligatorio il vaccino per legge? Chissà.

“Nulla sarà più come prima” scrissi dopo poche settimane dall’inizio della pandemia. Non era una profezia, soltanto un ragionamento che avevo fatto sommando degli addendi.

Oggi penso che non sia ancora finita, che i modelli di vita dei prossimi decenni siano ancora in fase di scrittura. Se ci penso un poco mi intristisco, più che per me per coloro che non possono godere delle certezze di cui ha goduto la mia generazione, che in questa parte del mondo ha vissuto in una comfort zone che spero (ma dubito) possa ritornare.

⭕Nella domenica in cui il nostro calcio si ferma per l’imbiancamento dei campi, ne approfittiamo per un bilancio pre-natalizio


Breve riassunto: dopo alcune stagioni al di sotto delle aspettative societarie, con salvezze conquistate sul filo di lana, la dirigenza del leone cambiava approccio filosofico, rinunciando all’usato sicuro per intraprendere una politica fatta di investimenti su giovani leve, preferibilmente del proprio settore giovanile, meglio se espressione di una territorialità che sa produrre buoni frutti.
Nasceva il San Giacomo 2.0
Toni Tedesco, presidente dalle mille risorse, operava d’anticipo ingaggiando il neofita (per il palcoscenico dei “grandi”) Enrico Chico Migliore, in uscita dal Chieri, che riempiva la casella alla voce allenatore ed Alberto Veglia, anch’egli alla ricerca di una nuova esperienza, dietro la scrivania del direttore sportivo.
Eravamo nel 2019.
Sembra un’era geologica fa.
Con una pandemia di mezzo che ha riscritto regole comportamentali, tracciato una linea indelebile tra quello che era e quello che stiamo provando a capire che sarà.
Entrambi uomini di poche parole, ma di tante relazioni, i due nuovi arrivati si mettevano subito al lavoro e nasceva una squadra inserita perfettamente nel solco tracciato dalla società: giovane e bella.
Queste due qualità spesso non si sposano alla perfezione con i risultati, ma alla lunga, sapendo aspettare, pagano.
E quest’anno si è avuta l’esatta percezione dell’enorme mole di lavoro svolto sotto traccia. E quindi dell’acutezza avuta da Veglia, il diesse, di inserire un tassello alla volta, in modo mirato, con un occhio alla sostenibilità economica e l’altro alla comprensione delle reali necessità del gruppo.
Della bravura dello staff tecnico che è stata anche quella di saper aspettare chi ha impiegato più tempo ad acclimatarsi nella categoria superiore proveniendo dalla Juniores, di aver visto la prospettiva di giocatori che potevano sembrare acerbi ma in realtà non lo erano, di aver compreso che dal serbatoio del settore giovanile si poteva attingere e valorizzare.
Ne è nata una formazione che ha patito ad inizio di campionato le numerose assenze con alcuni mezzi passi falsi, ma -da lì in poi- si è sostanziato un vero gruppo (monolitico verso l’esterno) che ha inanellato ben nove risultati utili consecutivi.
E poi bravo anche il mister ad adattare il dettame tattico al potenziale umano.
L’inedito 4-2-3-1 sublima innanzitutto le qualità dei tre fantasisti dietro a bomber Capone, grandi interpreti di un impianto a geometria variabile con movimenti ad allargare o a stringere a seconda dei momenti del match.
La compattezza difensiva e la muscolarità sposata con il senso euclideo del duo di centrocampo, rendono i leoncini squadra ostica per chiunque e con una prospettiva, ad oggi, difficile da intravedere.
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Questo nuovo orizzonte fatto di territorialità unito al senso di appartenenza coniugati con la prospettiva, si deve riverberare a cascata su tutte le formazioni di settore giovanile e scuola calcio, i cui giocatori possono essere certi di fare parte di un progetto verticale con vista sulla prima squadra e oltre, come è stato il caso di Gabriele Balan, approdato con ruolo da protagonista al Chieri in serie D.

⭕Scrissi un post, qualche settimana fa, nel quale indicavo nella mancanza di equilibrio di giudizio un limite evidente nei commenti.
Seppure il calcio sia un frullatore di emozioni poco razionali, saper “leggere” oltre i risultati è sempre stata una mia ambizione.

❗Lo Stregone di allora, scrissi, può ancora ambire a recitare un ruolo da protagonista.
🔜Lo Stregone di oggi non ammazzerà il campionato (anche se mi piacerebbe assai).

👉Chi ha vissuto la travolgente cavalcata del Benevento ammazza record non riesce a focalizzare due grosse differenze: quella squadra era costruita per vincere subito, forse il livello medio di quel campionato era più basso.

📍Questo è un torneo con maggiore concorrenza, la dirigenza dopo la retrocessione ha dovuto fare di conto con il principio della sostenibilità economica (e proprio in questi giorni si apprezza ancora di più questa scelta leggendo del doping finanziario).

🔜Quindi avanti così.
Senza esaltazione ma pure senza afflizione.
Si tifa per la maglia.
Buon Benevento a tutti 💛❤️💛