I partiti/movimenti politici in Italia sembra siano affetti da una fastidiosa invenzione introdotta su molti gadget tecnologici: l’obsolescenza programmata.
E su ciò, molta è l’influenza dei cosiddetti social, che -per alcuni versi- hanno sdoganato milioni e milioni di commentatori che, in rete, si autolimentano acquisendo una forza inimmaginabile solo alcuni anni fa e plastica -in questi giorni- nelle manifestazioni Si-Tav delle “madamine” torinesi e nella veemente protesta delle casacche gialle in Francia.
La longevità di una struttura partitico-politica, che era -in Italia- di almeno un ventennio, sta riducendosi ad una quasi episodica comparsata di qualche mese. Il caso più eclatante, sicuramente, quello di Renzi, passato da un 40% alle europee ai pochi spiccioli (rispetto al 40%, chiaramente) raccolti il 4 marzo. Ma stessa sorte parrebbe stia per cogliere il M5S che -arrivato nella cabina di comando- si sta logorando. Soprattutto sta venendo meno la titanica potenza di fuoco che -fino a qualche settimana fa- aveva sul web. Non si leggeva un commento negativo sugli eredi di Grillo neppure scrivendonselo da sé. Oggi vi è una sorta di onda montante, che -come successo con l’enfant prodige toscano- quasi si autocelebra nella perpetuazione di attacchi smodati.
Se questa è la prospettiva arriveremo ad un partito “mensile”?
Essendo stato frequentatore di sezioni, quando esistevano, credo che la ripartenza -da qualsiasi punto di osservazione la si voglia guardare- debba essere ideologica. E’ rinsaldare principi e valori. Si deve ricostruire un terreno fertile di discussione e confronto.
Non ho mezzi e strumenti per spingermi oltre. Però una riflessione con una chiave sociologica e finanche antropologica, da chi sa e può -questa mia- forse la meritebbe.