CARRARA 90 -SANGIACOMO CHIERI 1-2

CARRARA 90: Oliva; Paradiso, Vecchio (5’ s.t. Forza); Abalsamo, D’Addetta, Richiardi (39’ s.t. Croce); Borrello (28’ s.t. Napolitano), Ccarvelli (11’ s.t. Cravero), Mairano (18’ s.t. Cozzolino), Biseffi, Pistone. 12 Tortorici 16 Gambino 17 Contino 18 Iacovelli. All.

SANGIACOMO CHIERI: Nebiolo; Anselmi, Berrone (30’ s.t. Balan); Canavese, Sacco, Tigani; Parrino, Gobetti (38’ s.t. Presta), Angeloni (45’ s.t. Velardita), Cosola, Federici (28’ s.t.), Beltramo. 12 Ferrigno 13 Rinarelli 14 Calcolai 15 Cannizzaro. All. Antonio Ballario.

ARBITRO: Strozza

TORINO – Questa partita, nel suo piccolo, è una storia da raccontare, che ha fatto capire che il San Giacomo ha imparato a non mollare. E poi fa bene alla classifica e soprattutto all’autodeterminazione di una squadra che vuole diventare grande.

Il risultato finale, 1 a 2 su di un campo ostico come quello della neopromossa Carrara 90, illustra pochi passaggi di un viatico che, alla vigilia, si era fatto complicato.

Ai lungo appiedati dal giudice sportivo Rimedio e Stevenin, andavano a fare compagnia sulle tribune, Oddenino e Luisi, mentre Calzolai si sedeva in panchina solo per onor di firma. L’equazione complessa del reparto offensivo da strutturare la risolveva Ballario inaugurando un -praticamente inedito- 4-1-4-1 di grande sostanza e compattezza.

Tigani e Sacco, praticamente perfetti, creavano l’argine di fronte ad un Nebiolo eroico quando neutralizzava la massima punizione all’ex Pistone. Ai lati Berrone ed Anselmi davano compattezza e sostanza, con quest’ultimo efficace anche nelle incursioni nelle trincee avversarie. Davanti a loro Canavese, “Third eyes”, l’uomo con il terzo occhio, metronomo del centrocampo, era l’organizzatore di entrambe le fasi della manovra, con la particolare propensione al cambio di gioco “no look”.

Da sinistra a destra, Federici, Cosola, Gobetti e Parrino erano un argine di quantità ed anche di qualità quando si accendeva (purtroppo ad intermittenza) l’estro di Federici o quando Cosola, con il suo scaracollante andante, seminava avversari. Terminale offensivo il pimpante Angeloni, in grande spolvero, soprattutto fisico, abile nell’impegnare tutta la difesa di casa ed a caricare di falli gli avversari.

L’avvio era leoncino. Ruggivano gli ospiti su azioni generate da palle inattive. Al 12’ l’inedito (come punteros) Angeloni si faceva ipnotizzare dall’estremo di casa. Tre minuti dopo scaracollava Cosola e scaricava per Angeloni, che si gettava nello spazio, si allargava verso il fronte di sinistra ed incrociava il diagonale con il mancino, cogliendo in pieno il palo lungo.

Salivano in cattedra i padroni di casa. Al 22′ era bravo Nebiolo a restare in piedi e a neutralizzare un pallonetto di Richiardi, quattro minuti dopo Pistone, su calcio piazzato, sfiorava l’incrocio.

Ripresa. Anselmi crossava basso e teso, nessuno dei suoi compagni attaccava la porta. Al 6’ Cosola, riceva la palla nel limite dei sedici metri e con una magia la nascondeva al suo avversario che andava sul garretto del talentuoso chierese. Rigore netto che Tigani non falliva.

I leoncini, assediati, respingevano la forza d’urto dei padroni di casa sino al 18’, quando un’amnesia di tutto il reparto difensivo consentiva a Bisetti di concludere, in grande solitudine, alle spalle di un incolpevole Nebiolo.

Un minuto dopo il 20’ Angeloni conquistava e difendeva di “fisico” la sfera a spicchi. Gobetti riceva palla ed indirizzava a Federici la cui conclusione non poteva lasciare scampo all’estremo di casa.

Come è nelle dinamiche chieresi in questo inizio di stagione, lo spettacolo termina solo al novantesimo. Al 39’ Cosola correggeva la direzione della palla con il braccio. Rigore. Nebiolo bloccava la conclusione di Pistone. Tripudio.

A tempo scaduto Canavese, in occasione di un calcio di punizione, chiedeva “giustamente” la distanza e l’arbitro (insufficiente la sua direzione) gli comminava la seconda ammonizione.

E siamo quindi alla morale della storia. Con un pizzico di buonasorte, una grande applicazione, la fiducia ben riposta ed il carattere, le gare -anche quelle che paiono instradarsi su di un sentiero tortuoso- si capitalizzano.